Sprechi, tasse e fondi non spesi: il prezzo dell’incapacità lo pagano gli abruzzesi
In Abruzzo c’è una politica che continua a far pagare ai cittadini il conto della propria inefficienza.
Il centrodestra guidato da Marsilio ha aumentato la pressione fiscale regionale, in particolare attraverso l’addizionale IRPEF, con effetti pesanti soprattutto per i redditi medio-bassi. Una scelta che colpisce famiglie e imprese già in difficoltà, senza che si vedano reali miglioramenti nei servizi.
E mentre si chiedono sacrifici agli abruzzesi, le risorse europee – quelle già stanziate per sostenere lo sviluppo della nostra regione – restano ferme.
I dati pubblicati dalla Commissione Europea e aggiornati a fine 2024 parlano chiaro: l’Abruzzo è l’ultima regione italiana per spesa effettiva dei fondi strutturali 2014–2020 (Fonte: Cohesion Open Data Platform – EU Funds). Solo poco più del 70% delle risorse è stato effettivamente utilizzato entro le scadenze previste, con una gestione rallentata da carenze progettuali, ritardi amministrativi e scarso coordinamento.
Non va meglio con il nuovo ciclo 2021–2027. A inizio 2025, l’attuazione dei nuovi Programmi è ancora in stallo: pochi bandi pubblicati, nessuna visione strategica chiara.
Intanto, il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) e il Fondo Sociale Europeo Plus (FSE+) giacciono inutilizzati, mentre potrebbero finanziare interventi cruciali su innovazione, formazione, lavoro giovanile e transizione verde.
E questo è inaccettabile.
Mentre altrove i fondi europei servono per trasformare i territori, qui rischiamo di restituirli a Bruxelles per colpa dell’incapacità politica e gestionale.
E così perdiamo due volte: paghiamo più tasse e ci vediamo sfuggire le opportunità di crescita.
Meritiamo un’altra visione.
Un’Abruzzo capace di pianificare, di progettare, di investire con competenza. Una Regione che sa attrarre risorse e tradurle in opere, servizi, lavoro.
Che punta su scuole moderne, ospedali efficienti, mobilità sostenibile, innovazione digitale.
Non servono miracoli, serve buona amministrazione.
È il momento di cambiare passo e rimettere al centro l’interesse dei cittadini, non le logiche di potere.
L’Abruzzo ha tutto per guardare avanti. Ma deve liberarsi da chi lo tiene fermo.