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Ecocardio rotta da 5 mesi, cosa aspettate?

ORTONA MACCHINARIO PER ECOCARDIO ROTTO DA OLTRE 5 MESI, DISAGI PER MEDICI E PAZIENTI – E’ INACCETTABILE L’INERZIA CON CUI QUESTA GIUNTA E LA ASL 02 APPROCCIANO I PROBLEMI DEGLI OSPEDALI PERIFERICI

Sono passati 5 mesi da quando il macchinario per l’ecocardio in dotazione all’ospedale di Ortona ha smesso di funzionare, lasciando medici e pazienti senza questo importante strumento per le visite pre operatorie e per le valutazioni degli utenti che provengono dall’esterno.

Nonostante la richiesta con carattere di urgenza espressa dagli operatori per la riparazione dell’ecografo, dalle carte risulta che non è stato possibile aggiustarlo per la natura obsoleta dello strumento. A tutt’oggi, quindi, Ortona esercita senza ecografo, con innumerevoli disagi ai pazienti e soprattutto agli oncologici con indirizzo chirurgico. Un anestesista che richiede una consulenza cardiologica per intervento di tumore alla mammella, per esempio, manda ogni paziente dallo specialista, quest’ultimo non potendo fare tutti gli accertamenti del caso deve destinare l’utente in un’altra struttura, che spesso risulta essere l’ospedale di Chieti.

E’ di facile comprensione il disagio per il paziente che si trova costretto ad allungare i tempi, a rivolgersi in un altro ospedalee a un altro medico, per poi tornare al Barnabeo di Ortona per concludere la visita anestesiologica in attesa di intervento. I disagi provocati da questa inconcepibile carenza vanno avanti da diversi mesi e riguardano tutti i pazienti, anche quelli che devono sottoporsi a interventi più semplici, come ernie per esempio.

Sono stati interessati tutti gli organi competenti a tutti i livelli ma nessuno sembra fare nulla. Sarebbe opportuno che l’Assessore alla Sanità di Regione Abruzzo faccia pressione al direttore Asl da lei scelto, Thomas Schael, e lo inviti a dare una risposta immediata per la risoluzione di questo problema piuttosto che sprecare tempo ed energie a fare i dispetti al sindaco di Lanciano o twittare in maniera compulsiva gettando le responsabilità adosso agli altri.

Purtroppo riscontro un’inerzia inconcepibile su questa vicenda, ma più in generale sulla cura dei servizi degli ospedali periferici: strutture che continuano a perdere servizi e funzione territoriale per una mancanza di programmazione. Non vorrei che il disegno finale fosse quello di spingere l’utenza verso una centralizzazione nei grandi ospedali, come ad esempio Chieti, svuotando piano piano altre strutture che, seppur minori, rappresentano comunque un’eccellenza come nel caso di Ortona e del suo reparto di chirurgia oncologica.

Se così fosse non staremo certo a guardare. L’offerta sanitaria in Abruzzo deve tener conto del territorio e del diritto alla salute di chi lo abita e noi continueremo a batterci per questo.