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Cosa facciamo davvero con “Immuni”?

EMERGENZA COVID: “LA GIUNTA SPIEGHI COSA STA FACENDO PER IL TRACCIAMENTO DEI CONTATTI”

Il corretto funzionamento della App Immuni dipende dall’organizzazione che l’Assessorato alla Sanità regionale ha, o dovrebbe avere predisposto in questi ultimi mesi.

Gli abruzzesi, una volta di più, hanno mostrato tutta la loro responsabilità e attenzione alle richieste del Governo, risultando una delle regioni con la più alta percentuale di utenti sulla popolazione. Ma questa app, da sola, non può funzionare al meglio se, di pari passo, non è stata realizzata una capillare organizzazione sanitaria sul territorio, una competenza del Governo regionale. Questa deve intervenire per caricare sull’apposito software il codice di riferimento della persona con il Covid e, in seguito, per prendere in carico chi ha ricevuto una notifica di stretto contatto chi è risultato positivo.

Ebbene noi, dal mese di giugno, non abbiamo saputo niente di cosa abbia fatto la Giunta per allestire e rendere efficace sul territorio le comunicazioni di positività attraverso Immuni. Per queste ragioni ho depositato un’interpellanza in Consiglio regionale, così da avere risposte chiare in merito dall’Assessore Verì.

Il funzionamento della App Immuni è rispettoso della privacy degli utenti e non prevede alcun tipo di geolocalizzazione. Una volta installata l’applicazione sullo smartphone, questa genera un codice chiave casuale e temporaneo che cambia mediamente ogni 24 ore. Attraverso un segnale Bluetooth, a bassa energia, l’applicazione scambia il proprio codice temporaneo con lo smartphone di un’altra persona che abbia a sua volta la app installata. Nel momento in cui uno dei proprietari del dispositivo risulti positivo deve comunicare alla Asl di riferimento il proprio codice. Qui entra in gioco l’attività della sanità locale dal momento che, come specificato dal DPCM del 18 ottobre, “al fine di rendere più efficace il contact tracing attraverso l’utilizzo dell’App Immuni, è fatto obbligo all’operatore sanitario del Dipartimento di prevenzione della azienda sanitaria locale, accedendo al sistema centrale di Immuni, di caricare il codice chiave in presenza di un caso di positività”.

L’obbligo è stato posto dopo che si è avuta evidenza che in diverse regioni le operazioni di tracciamento attraverso il sistema di “Immuni” venivano trascurate, ignorate e in alcuni casi boicottate. Si tratta di un’operazione essenziale per rendere efficace a tutti gli effetti questo strumento, perché a seguito di questo passaggio vengono inviate notifiche sugli smartphone delle persone che si sono trovate a stretto contatto con chi è risultato positivo, in modo che gli stessi possano fare le comunicazioni necessarie alle proprie aziende sanitarie locali di riferimento, che devono farsene carico.

Allo stato attuale, sulle funzioni di Immuni, sappiamo solamente ciò che è stato realizzato a livello di Governo nazionale e di sviluppo del software. Non abbiamo notizie invece su quanto portato a termine riguardo ai compiti in capo alla Regione, all’Assessore Verì e ai vertici delle singole Asl. E poco importa se, nel Decreto Ristori, sarà prevista una rete nazionale di assistenza: questi cinque mesi di funzionamento della app dovevano essere sfruttati al meglio. Per questo chiedo al Governo regionale, di conoscere come ci si è organizzati per sostenere l’attività di tracciamento dei contatti, quali linee siano state dettate al personale sanitario, se è stato formato a dovere e, nel caso in cui non fossero state sviluppate iniziative su questi binari, (o non siano sufficienti il che è probabile), quali altre azioni abbiano attuato per il contact tracing.

In piena seconda ondata da Covid ogni strumento utile a tenere sotto controllo il territorio deve essere funzionante al massimo; il centrodestra si assuma le proprie responsabilità e spieghi ai cittadini con chiarezza cosa è stato fatto finora.